Scrocchiarella Edizione Limitata – BURRATA, POMODORINI ROSSI, POMODORINI GIALLI “PIENNOLO DEL VESUVIO”
Scrocchiarella monoporzione… i nuovi gusti!
BURRATA, POMODORINI ROSSI, POMODORINI GIALLI “PIENNOLO DEL VESUVIO”
Burrata di bufala, pomodorini rossi, pomodorini gialli del Piennolo del Vesuvio, basilico, sale iodato, Olio E.V.O.
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Dalmine
Albicocca
Soffio di Grano & Curiosità – Albicocche
Esiste un albero che cresce spontaneo anche sull’Himalaya attorno ai 3000 metri di altezza, grazie alla resistenza del fusto verso il clima rigido…
… L’albicocco!!! 😁
🍑 Composte da circa l’86% d’acqua, le albicocche sono ricche di beta carotene, fibre, potassio, fosforo e vitamina C. Tutto questo si amplifica di molto nella versione di albicocca secca che concentra al meglio le sostanze dolci contenute diventando anche semplicemente uno snack altamente funzionale soprattutto per chi fa sport e ha bisogno di una ricarica energetica.
🍑 Oltre al frutto in pasticceria vengono usati anche i semi, chiamati armelline (o mandorle amare), come ingrediente in sciroppi, liquori e amaretti in abbinamento alle mandorle dolci; il tutto in quantità limitate (solo come aroma), dato che contengono un derivato dell’acido cianidrico che consumato in dosi elevate sarebbe tossico.
🍑 Leggenda vuole che sia stato Alessandro Magno a scoprirne la bontà e, complice la sua autorevolezza, a favorirne la diffusione al di fuori delle terre d’origine della pianta (la Cina nordorientale). Al di là del mito, però, la presenza dell’albicocco nel bacino del Mediterraneo è merito soprattutto degli antichi Romani e successivamente degli Arabi.
🍑 L’albicocca viene consumata al naturale, sciroppata, sotto spirito, come marmellata o confettura per preparare ottime crostate, e anche essiccato.
E come molti sapranno, è proprio la marmellata di albicocche a essere utilizzata per farcire la celebre torta Sacher, tipica della tradizione dolciaria viennese.
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Dalmine
Arancia
Soffio di Grano & Curiosità – Arancia
Sapete quale frutto viene prodotto dal “Citrus sinensis”? Comunemente chiamato arancio, si tratta dell’albero che produce le tanto amate arance: scopriamone insieme qualcosa in più 😃
Conosciuta anche come arancia dolce per distinguerla dall’arancia amara, è un antico ibrido, probabilmente fra il pomelo e il mandarino, ma da secoli cresce come specie autonoma e si propaga per innesto e talea.
🍊 ARANCIONI O VERDI?
Nonostante siano famose per il loro colore arancione, in realtà la colorazione assunta a maturazione avvenuta dipende da dove cresce il frutto. Infatti, nei climi più temperati (come le nostre arance di Sicilia), la buccia diventa arancione quando rinfresca, ma nei paesi dove fa quasi sempre caldo la clorofilla non si distrugge e i frutti rimangono verdi anche da maturi.
Eppure, nei nostri mercati troviamo frutti perfettamente arancioni che arrivano anche dall’altra parte del mondo: come si spiega ciò? Col fatto che in molti paesi le arance vengono mangiate verdi in loco ma rese arancioni artificialmente per l’esportazione. Per questo scopo si fa uso di gas etilenico, comunemente utilizzato per accelerare la maturazione di molte varietà di frutta (come, ad esempio, nel caso delle banane). Non temete, si tratta di una sostanza innoqua per l’uomo. Infatti, l’etilene è un ormone vegetale gassoso che viene prodotto dalle piante a partire dall’amminoacido metionina.
🍊 “ARANCIONE” DERIVA DA ARANCIA
È lo stesso colore del frutto dell’arancia da cui ha preso il nome; infatti, prima della scoperta di questo frutto, non vi era una nozione precisa di tale colore, che veniva spesso considerato rosso. Per questo motivo sono rimaste nell’uso locuzioni come “pesci rossi”, “gatti rossi”, “capelli rossi”, nonostante questi appaiano arancioni.
🍊 VITAMINA C, MA NON SOLO…
Nonostante l’arancia sia famosa per il suo contenuto in vitamina C, in realtà ne contiene meno di fragole, ribes nero, kiwi, e papaya! Tuttavia, consumare regolarmente arance resta un buon alleato per la salute.
Infatti, oltre ad essere famose come rimedio per gli stati influenzali invernali, le arance hanno molte proprietà benefiche, tra cui:
➡️ Migliorano le capacità cognitive;
➡️ Aiutano a prevenire raffreddore e malanni stagionali;
➡️ Proteggono i reni;
➡️ Aiutano a prevenire i calcoli renali;
➡️ Abbassano il colesterolo;
➡️ Sono benefiche per il cuore e la circolazione;
➡️ Proteggono gli occhi e la vista;
➡️ Aiutano a regolare la pressione;
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Ricotta Salata
Soffio di Grano & Curiosità – Ricotta Salata
Particolarmente conosciuta ed utilizzata nella sua variante fresca, esiste una variante che prevede, solitamente, latte di pecora (o meglio, il siero derivante dalla produzione di formaggio) e una breve stagionatura: oggi parliamo di Ricotta salata! 😋
Si tratta di una varietà di ricotta prodotta e apprezzata in particolare nell’Italia meridionale, che si differenzia dalla ricotta fresca per essere più “secca” e per un sapore e una consistenza più marcati.
La Ricotta salata nasce per essere conservata più a lungo di quella fresca. Innanzitutto, la Ricotta non è un formaggio: lo si può capire dal fatto che per ottenerla si utilizza il siero derivante dalla lavorazione del formaggio. È quindi considerata un sottoprodotto della lavorazione del latte. Storicamente il siero per fare la Ricotta veniva acidificato con l’agra, ovvero una miscela di siero e limone o aceto. Oggi si utilizzano acidificanti naturali come l’acido lattico o l’acido citrico.
Il siero è la parte liquida che rimane dopo aver fatto il formaggio, sia esso di latte vaccino o di altri latti, e contiene le siero proteine, cioè la base solida della Ricotta. Il siero viene riscaldato alla temperatura di 80-85°, a volte anche di più, in funzione del latte di origine o della consistenza che si intende ottenere.
Giunti alla temperatura ideale, viene immesso un coadiuvante che consente al siero di acidificare rapidamente. Questa operazione permette alle siero proteine, dette anche globuline, di raggiungere, galleggiando, la superficie del siero. Dopodiché il tutto viene lasciato in sosta per alcuni minuti e poi raccolto.
Terminato lo spurgo del siero, la Ricotta viene posta su tavole di legno o su graticci in canna e quindi salata, a secco. Lì rimane fino a indurimento della pasta.
Durante la stagionatura, che ha una durata tra i 10 e i 30 giorni, le forme vengono pulite dalle eventuali muffe, e al termine, sono pronte per essere consumate.